L'Agro nolano
Siti, musei e santuari

Crocevia di genti e culture, l’agro nolano racchiude in sé un singolare intreccio di storia, archeologia e arte. I siti, i musei e i santuari qui illustrati rappresentano luoghi d’elezione in cui il tempo si è fermato per offrirci il quadro completo dell’evoluzione del territorio, sia dal punto di vista dell’insediamento, sia sul piano religioso. L’agro nolano lega indissolubilmente la sua fama alla città di Nola che da piccolo insediamento divenne in età romana un importante centro, presso il quale nel 14 d.C. morì l’imperatore Augusto.

Il suo sepolcro, come quello dell’apostolo Pietro a Roma, determinò la nascita di un villaggio nei dintorni del santuario che è all’origine dell’attuale abitato di Cimitile. Il lungo dialogo con la storia del complesso basilicale si è arricchito negli ultimi cento anni di importanti dati grazie agli scavi archeologici e ai restauri che hanno gettato nuova luce sulle origini del cristianesimo nell’agro nolano e in Campania. La creazione del parco archeologico e dell’Antiquarium, avvenuti in occasione del Giubileo del 2000, hanno ulteriormente esaltato la straordinaria unicità e bellezza del santuario, dove il 23 maggio 1992 giunse in pellegrinaggio sulla tomba di S. Felice un ospite di eccezione, papa Giovanni Paolo II.

Museo Storico Archeologico di Nola

Il Museo, allestito nel cinquecentesco convento di S. Maria La Nova, rappresenta uno scrigno di testimonianze storiche e archeologiche che catturano il visitatore per bellezza e unicità. Al piano terra sono esposti manufatti di età preistorica, etrusca, greca e romana, mentre al secondo reperti provenienti dalla villa romana di Somma Vesuviana e dal complesso basilicale di Cimitile, oltre a dipinti di età medievale e moderna. Una sala è riservata alle statue della peplophoros e del giovane Dioniso provenienti dalla villa romana in località Starza della Regina a Somma Vesuviana. L’esposizione continua con una sezione dedicata alla tarda antichità e al medioevo, a cominciare dai marmi e dagli affreschi del suggestivo complesso basilicale di Cimitile. Al terzo piano si ammira una collezione di riggiole prodotte nelle botteghe napoletane dal XV al XX secolo.

La forte influenza etrusca e greca è attestata dal bucchero di produzione locale e da vasi a figure rosse importati da Corinto. La fase di occupazione dei Sanniti è testimoniata dalle tombe rinvenute tra Nola e Casamarciano, del tipo a cassa di tufo con pareti decorate da immagini celebranti la memoria del defunto.

Significativa la pinacoteca allestita nel Salone Vaccaro con le opere provenienti da chiese e luoghi sacri danneggiati dal sisma del 1980.

Museo Diocesano di Nola

Istituito nel 2000, il Museo Diocesano di Nola riutilizza quali spazi espositivi antichi edifici di culto connessi alla cattedrale che diventano essi stessi parte del percorso espositivo. Nella chiesa medievale di S.Giovanni Battista dei fustiganti, adiacente il transetto sinistro della cattedrale, sono esposte le pale d’altare e le sculture che dal XV al XVIII secolo hanno trovato posto sull’altare maggiore del duomo. Particolare rilievo rivestono la quattrocentesca Maestà e le tavole raffiguranti S. Felice vescovo, S. Paolino, S. Massimo e S. Giovanni Evangelista, un tempo inserite nel disperso polittico dipinto agli inizi del XVI secolo da Andrea Sabatini.

Al piano superiore il salone dei medaglioni del palazzo vescovile accoglie i reperti lapidei provenienti dalla distrutta cattedrale, tra cui il cinquecentesco rilievo marmoreo con S. Girolamo opera di Giovanni Merliano, nonché alcuni busti reliquiari in legno scolpito e dipinto. La sala dello Scacco espone i due capolavori del Museo Diocesano: la S. Lucia dipinta nel 1430 dal portoghese Álvaro Pirez e l’Annunciazione realizzata a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento da Cristoforo Scacco da Verona.

La cattedrale di Nola

L’edificio, dedicato a S. Maria Assunta, è frutto di tre rifacimenti, eseguiti a partire dal XIV secolo, l’ultimo dei quali avvenuto a seguito di un incendio che nel 1861 distrusse la chiesa cinquecentesca risparmiando la cripta, la cappella dell’Immacolata, piccolo gioiello dell’architettura rinascimentale, l’adiacente chiesa dei Santi Apostoli e il campanile, nella cui base sono inglobati rilievi scultorei di età romana. Il Museo Diocesano custodisce pregevoli manufatti artistici provenienti dalle chiese della città e della diocesi.

Secondo una consolidata tradizione, il più antico nucleo della cattedrale si sarebbe sviluppato intorno alla tomba del primo vescovo della città, Felice, i cui resti riposerebbero nella cripta.

Santuario di Maria SS. del Carpinello a Visciano

Il santuario, che nel 1971 prese il posto di un precedente edificio ottocentesco, è legato alla figura di padre Arturo D’Onofrio, fondatore nel 1943 della Piccola Opera della Divina Redenzione, finalizzata alla tutela dei bambini rimasti orfani a causa della Seconda Guerra Mondiale. Come sede dell’Opera, fu scelta la chiesa di S. Maria del Carpinello, nella quale si conservava l’immagine della Vergine, cosiddetta in relazione al prodigioso rinvenimento sotto un carpine che un documento del 1832 attribuiva a molti secoli addietro.

Sul campanile troneggia la statua bronzea della Madonna, benedetta nel 1987 da papa Giovanni Paolo II in piazza S. Pietro a Roma.

Santuario di Santa Maria a Parete a Liveri

La chiesa fu eretta nel 1518, grazie al sostegno del conte di Nola, Enrico Orsini, nel luogo ove quattro anni prima la Vergine era apparsa alla pastorella Autilia Scala, chiedendole di far dissotterrare una sua immagine dipinta su una parete rocciosa, ma abbandonata per secoli sotto un cumulo di terra. All’interno dell’edificio, presentato con una pianta a croce greca costituita da un’unica navata, fu costruita una piccola cappella che, agli inizi del Seicento fu affrescata dal pittore Belisario Corenzio per volere di Girolamo Barone.

Ad oggi, la cappella costituisce un vero e proprio tesoro per chi ama i percorsi culturali alternativi, mostrando un ricco palinsesto decorativo, non solo ispirato alle storie mariane, ma raffigurante suggestive immagini dell’Inferno, del Paradiso e del Giudizio Universale. A sinistra del santuario vi è un piccolo chiostro che funge anche da museo, in cui sono conservati perlopiù oggetti di arredo liturgico ed ex voto.

Anfiteatro di Avella

L’anfiteatro fu costruito, a ridosso delle mura di cinta, nel I secolo a.C., radendo al suolo preesistenti edifici, destinati a attività artigianali. Sono ben riconoscibili i corridoi voltati che consentivano l’accesso alle gradinate e i due più grandi che immettevano nell’arena, posta a una quota più bassa rispetto al piano di calpestio, ai quali si accedeva attraverso due porte monumentali: una doveva servire per la discesa nell’area dei gladiatori, l’altra per trarne fuori quelli morti nel corso dei sanguinosi combattimenti.

Venne costruito su due livelli di arcate, a sostegno di tre ordini di gradinate (ima, media e summa cavea), solo due delle quali sono tuttora in piedi per tutta l’ellissi.

Una raffigurazione dell’edificio è scolpita su una base di calcare, con cui gli abitanti della città nel II secolo d.C. onorarono Lucio Ignazio Invento per aver ripristinato i giochi dei gladiatori. L’uso dell’edificio dovette continuare per tutta l’età antica, al termine della quale, nell’area ormai dismessa, furono collocate alcune sepolture.

Museo immersivo e archeologico di Avella

Il Museo è ospitato nel cinquecentesco palazzo Baronale Alvarez de Toledo, situato su piazza Municipio, che accoglie anche la biblioteca comunale e una serie di laboratori e locali destinati ad attività culturali e all’accoglienza dei turisti. La sezione archeologica si compone di sale espositive che, grazie ad importanti reperti (statue, iscrizioni, vasi) raccontano la presenza umana sul territorio di Avella secondo un percorso diacronico che ha inizio con la preistoria, prosegue con l’età greca e romana, per terminare con il medioevo.

Villa romana a Somma Vesuviana

In località Starza della Regina sorgono i resti di un monumentale complesso edilizio di età romana, identificato con una delle ville che si stagliavano in posizione panoramica sulle pendici del monte Somma. Gli scavi, tuttora in corso, hanno consentito di fissare l’arco di vita della villa tra il II e il V secolo d.C., escludendo che possa trattarsi della residenza dove il 19 agosto del 14 d.C. si spense l’imperatore Augusto. A quel periodo risalgono, però, due statue di marmo, oggi conservate al Museo Storico Archeologico di Nola.

Le strutture murarie si conservano in alcuni casi fino all’imposta di un secondo piano e sono ancora rivestite di intonaci dipinti, riproducenti lastre di marmi di varie specie, e di stucchi colorati.

Uno degli ambienti, di forma absidata, è decorato con un affresco raffigurante ninfe, centauri e animali fantastici marini, e costituisce un raro esempio di pittura romana di III-IV secolo d.C. in Campania.

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